Parole d'altrove, Jimmy Scott e Tempi Moderni
Di fango fu la mia vita, di fango il mio amore
C’è il tango, la danza di sordide balere, e poi quello nobile. Un pensiero triste che si balla, il passo sensuale e immortalato in tutto il mondo da grandi ballerini e magnifiche compagnie, il tango del cinema e dell’immaginario.
C’è il tango delle grandi orchestre, quello di Gardel, quello moderno e tagliente di Astor Piazzolla.
E poi ci sono vecchie canzoni. Portegne.
Sono canzoni molto poetiche, scritte da veri poeti della vita, gente che non è nemmeno voluta uscire a piedi dal suo Barrio. Parlano del quartiere, dei fiori sulla finestra dell’amore perduto... Canzoni che si sono cantate in stanze fumose di Barrio Santelmo dove servono soltanto vino e whiskey... E nient’altro.
E non si ballano, si ascoltano soltanto, obbligando ad accendere sigarette, a soffocare una lama con un'altra lama.
Le hanno cantate uomini, di quelli che stanno sul bordo della vita, come iguane, aspettando e rifiatando, uomini che hanno mescolato il sospiro al catrame. La vita li riprende come una colica, li aggredisce e gliela strappa di dosso. Canzoni del ricordo, della vita che “sin da quando sono nato, mi detiene nel passato”. Come a volersela togliere di dosso e non potere, perché è la propria stessa pelle, e più la si strappa, più lascia scarnificati...
Canzoni che dicono e recitano.
E poi epica di tutta l’epopea... Personaggi che si stagliano immensi nel loro cuore, che sono essi stessi un rimpianto, più degli anni perduti, più della gioventù, perchè perdere Anibal Troilo, il gordo triste, è peggio di perdere la giovinezza; si è perduto chi la fa rimpiangere. E cosa sarei io senza i miei ricordi e il mio dolore?
Un niente sulla terra infine. Perciò questi sono uomini, non artisti o cantanti, sono essi stessi il mio dolore ed il mio rimpianto, sono più della purezza perduta, sono il rimpianto della purezza perduta, distillata... Sul cuore della terra, sono il quartiere che non ho avuto, il Barrio in cui non ho potuto vivere, quello dov’era Giacomin. Che giocò sempre con me, sempre vicino... Alla mia sinistra, forse per essermi più vicino al cuore.
E la pioggia fina e aguzza caduta sul mio cuore nelle notti dell’addio...
Vinicio Capossela
Torino, 13 settembre 1999
Buonasera e benvenuti, accomodatevi, prego. Vi ricordiamo che è proibito l'uso di apparecchi per la ripresa e la riproduzione del suono, giacché la registrazione renderebbe eternamente ripetibile un momento, e l'esecuzione è invece una piroetta che muore con l'ultimo sospiro del sipario. Ed io ho in repertorio questa sera anche pezzi abbandonati, orfani dei loro padroni, lasciati sul ciglio della registrazione, di modo che non sopravvivano alla serata, se non nel ricordo di chi c'era.
Del resto, questa è una serata dedicata al ricordo e all'Assenza, che senza i miei ricordi non sarei nessuno, e se si brinda agli assenti non vorrei mancarmi di rispetto.
Sono pezzi che non mi hanno lasciato in pace. Canzoni sentite da sconosciuti nella piega di un viaggio o di una notte, grattate su chitarre vecchie, da riappendere al chiodo, nascoste su cassette senza etichette, e persino su qualche disco.
Canzoni cantate così, appesi alla vita, come a un tavolo sulla via, sospirando, l'aria in bocca, come una risacca che si asciuga e si prende le parole. Parole d'altrove che risuonavano nella mia testa non nella loro lingua, ma nella mia, e così le ho riscritte. Canzoni di rebetico, di morna, serenate alla luna, ai balconi fioriti, serenate di anice per il tuo sguardo come non è più, come non sarà più...
Alcune sono canzoni di tango, ma non si ballano se non da soli, che con umiltà vorrei dedicare alla memoria di Roberto Goyeneche, del grande immenso Anibal Troilo, e al quartiere perduto che ascoltò i loro passi, e non i miei. Perché di nostalgia non basta la propria, ce ne vuole di più grande, che abbatta; la nostalgia per quello che non si è mai avuto.
Ora che l'estate è finita, mi sembra il tempo adatto per un'ultima vacanza.
Grazie molte e buona serata a tutti.
Vinicio Capossela
Villa Arconati (Bollate - MI), 2000. Vinicio Capossela in concerto con Jimmy Scott
Dopo l'incontro avvenuto nel 1999, nel luglio 2000 Vinicio Capossela e Jimmy Scott si esibiscono in un concerto insieme a Villa Arconati in Bollate (MI).
SCALETTA
Corvo torvo
La notte se n'è andata
Il mio amico ingrato
Non è l'amore che va via
Solo mia
Ma l'America
Le case
Stanco e perduto
Nella pioggia
Bardamù
Marajà
Con una rosa
Per leggere di più
Cliccate qui per leggere alcuni interessanti stralci di interviste rilasciate da Capossela nel 1999. I file possono essere sia consultati sia scaricati in formato Word.