Banda della Posta, Tefteri e Indebito
Primo ballo
Dopo il debutto all'Auditorium Parco della Musica di Roma al “My festival” di Patti Smith e dopo l'esibizione al Concerto del Primo Maggio, il 25 giugno 2013 è stato pubblicato «Primo Ballo», il sorprendente cd della Banda della Posta su etichetta La Cùpa, distribuzione Artist First.
Polke, mazurke, quadriglie, paso doble e fox trot. Un vortice di musiche da ballo per sollevare l'umore e fare girare la testa. Il disco è il primo lavoro da produttore di Vinicio Capossela ed è realizzato con la stretta collaborazione di Alessandro "Asso" Stefana e Taketo Gohara.
Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità, il mattone fondante della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica.
Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a "sponzare" le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano.
Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell'Italia degli anni '50 e '60, e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo "sposalizio" è stata la principale occasione di musica, incontro e ballo. A Calitri, in alta Irpinia, qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell'epoca aurea non priva di miseria ha preso l'abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Montavano la guardia alla Posta, per controllare l'arrivo della pensione. Quando l'assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata.
Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere ad ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall'alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Per questo si sono guadagnati il nome di Banda della Posta.
Vinicio Capossela
Banda della Posta:
Giuseppe Caputo "Matalena": violino
Franco Maffucci "Parrucca": chitarra e voce
Giuseppe Galgano "Tottacreta": fisarmonica
Giovanni Briuolo: chitarra, mandolino
Vincenzo Briuolo: mandolino, fisarmonica
Giovanni Buldo "Bubù": basso
Antonio Daniele: batteria
Crescenzo Martiniello "Papp'lon": organo
Gaetano Tavarone "Nino": chitarre
I concerti
Dopo l'uscita di «Primo ballo», Vinicio Capossela e la Banda della Posta si sono esibiti per una lunga serie di concerti tra il 2013 e il 2014, prodotti da Ponderosa.
Ecco di seguito le date:
2013
25 aprile / Roma / Auditorium Parco della Musica
23 luglio / Matera / Castello Tramontano
26 luglio / Loano (SV) / Giardino del Principe
10 agosto / Sant'Arsenio (SA) / Voci dal Sud
11 agosto / Cittanova (RC) / Festa Nazionale dello Stocco
12 agosto / Scicli (RG) / Sagrato della Chiesa di San Bartolomeo
13 agosto / Mascalucia (CT) / Parco Trinità Manenti
15 agosto / Ceglie Messapica (BR) / Piazza Plebiscito
17 agosto / Termoli (CB) / Piazza Duomo
18 agosto / Torrepaduli (LE) / Notte di San Rocco
22 agosto / Orvieto (TR) / Piazza del Popolo
23 agosto / Chieti / Piazza San Giustino
28 agosto / Calitri (AV) / Sponz Fest
7 settembre / Mattinata (FG) / Festival Faraglioni di Puglia
8 settembre / Frascati (LA) / Villa Sciarra
13 settembre / Salerno / Piazza della Concordia
17 settembre / Sesto San Giovanni (MI) / Carroponte
20 settembre / Taneto di Gattatico (RE) / Fuori Orario
27 settembre / Bitonto (BA) / Piscina Comunale
28 settembre / Napoli / Arenile Reload
5 ottobre / Cupramontana (AP) / Sagra dell'Uva
6 ottobre / Torino / Cantieri OGR
10 ottobre / Cesena / Vidia Club
11 ottobre / Bologna / Estragon
12 ottobre / Firenze / Obihall
2014
1 gennaio / Cosenza / Piazza XV Marzo
1 maggio / Taranto / Parco Archeologico delle Mura Greche
27 giugno / Fucecchio (FI) / Marea Festival
29 giugno / Russi (RA) / Palazzo San Giacomo
30 giugno / Passariano (UD) / Villa Manin
1 luglio / Noale (VE) / Rocca dei Tempesta
26 luglio / Roma / Città dell'altra economia
27 luglio / Londra (Inghilterra) / Womad
31 luglio / Torino / Reggia di Venaria
3 agosto / Pignola (PZ) / Cava Ricci
4 agosto / Trepuzzi (LE) / Largo Margherita
25 agosto / Zurigo (Svizzera) / Festival
31 dicembre / Bari / Piazza Prefettura
Banda della Posta e Sponz Fest 2013
Il 2013 è l'anno della prima edizione dello Sponz Fest, tenutasi tra il 28 e il 30 agosto a Calitri (AV), di cui Vinicio Capossela è il direttore artistico. Il tema di questo debutto era il mondo dello sposalizio, un rito fondante della comunità calitrana e legato al disco della Banda della Posta, ma non solo: lo svolgimento del festival ha conosciuto anche performance artistiche come «L'esposizione del lenzuolo», curata da Mariangela Capossela.
La prima edizione ha visto quello che è diventato il classico concertone di Capossela durante l'ultima giornata di Sponz, accompagnato dalla Banda della Posta, che vi proponiamo in versione integrale.
30 agosto 2013. Vinicio Capossela e la Banda della Posta allo Sponz Fest
Il concerto si è tenuto in piazza Repubblica a Calitri (AV).
Tefteri
Dall'esperienza di «Rebetiko Gymnastas» e dalla penna di Capossela è nato un libro, edito nel 2013 da Il Saggiatore, chiamato «Tefteri. Il libro dei conti in sospeso».
Una taverna invisibile dalla strada, una porta modesta a segnalare l’ingresso. Dentro, pochi tavoli, luci basse, fumo. In fondo alla sala una piccola pedana, dove si suona seduti in linea, di fronte agli avventori.
Voce, chitarra, bouzouki. Stasera si suona rebetiko. Si ascolta mentre si mangia e si beve. È l’eucaristia che si riceve da seduti, senza poter scappare, e la taverna è la sua chiesa.
Vinicio Capossela ha percorso le strade della Grecia nell’anno del tracollo finanziario. Ha incontrato quel che resta dei leggendari rebetes nelle taverne di Atene, Salonicco, Creta, catturando visioni, ebbrezze, magie e illusioni su un piccolo taccuino, il suo Tefteri.
Capossela racconta una Grecia inedita, sofferente e fiera, che riscopre il rebetiko come musica della krisis. Una musica dell’assenza, nata dalla rabbia e dalla nostalgia di un popolo, quello greco-turco, che nel 1922 si trovò sradicato e straniero in patria.
Rebetiko è scelta politica. Rebetiko è appartenenza. È il canto di sirena che riecheggia nei porti del Mare nostrum.
Per il rebetiko non si applaude, si rompono piatti: la radice della sua forza unica affonda nel suo anarchismo. Nota dopo nota, pagina dopo pagina, il Tefteri è la trascrizione dei debiti e dei crediti che bisogna fare per «imparare il mestiere di campare».
Il registro dei conti in rosso che tutti hanno con la vita e la morte. Perché, fin dall’antichità, quello che viene dalla Grecia partecipa dell’universale, ci dice dell’uomo e del suo destino, là dove è nato. Quando superò la necessità e inventò il gioco, la festa, l’arte. Quando sollevò il capo e divenne anthropos.
Nel maggio 2021 è stata pubblicata una ristampa, sempre dai tipi del Saggiatore, arricchita da una prefazione di Yanis Varoufakis e da una postfazione di David Prudhomme, che aveva già curato la copertina di «Rebetiko Gymnastas». Oltre alle edizioni italiane, il libro è stato tradotto in greco e spagnolo, e pubblicato in Grecia e Spagna tra il 2013 e il 2014.
Note dell'autore
«Le onde vanno, ma ritornano, a costo di fare il giro del mondo. La parola esiste perché va via quando ha perso il riparo dei denti, però anche ritorna indietro, se no resterebbe ferma come le pietre.
Per questo ho tenuto questo libretto, per debito nei confronti della gente che ho incontrato, perché le parole che ho ascoltato potessero tornare indietro».
L'ho chiamato «Tefteri» come mi ha suggerito un tizio in un bar di Atene, tra la calca, mentre stavamo per ascoltare l'ammanes, il lamento che libera il demone, che canta la vita che non hai ancora vissuto. «Cosa scrivi dentro quel libretto? Che cos'è, il tuo tefteri?»
«E che cosa è un tefteri?» ho chiesto io. «È il libretto dove il barista ti segna quello che hai preso a credito, quello del negozio di alimentari... Il libretto dei conti da saldare a fine mese». Giusto, ho pensato. È un libro dei conti in sospeso. Conti in rosso, per i quali la fine del mese non si vede all'orizzonte.
Dietro a un muro di casa mia l'anno scorso avevo letto «La Grecia è soltanto l'inizio». Si riferiva alla crisi economica. Ma è così da sempre. La Grecia ci dice dell'uomo fin dall'inizio. Gli ha dato perfino il nome. L'ha chiamato antropos che significa «il guardante in alto», per differenziarlo dalle altre creature che per vivere devono guardare a terra. Dunque parlare di Grecia è parlare dell'uomo.
Anche crisi è una parola greca, viene dal verbo krino: separare, cernere, scegliere. In questo tefteri ci sono segnati un po' di conti in sospeso che l'uomo ha nei confronti di se stesso e del mondo in cui vive. Per parlarne ho usato come strumento una musica che l'accompagna come un basso continuo. Una musica nata da una separazione, una musica che dagli anni Venti dà voce alla parte anarchica e anticonvenzionale di chi l'ascolta. Che non lascia fuori dalla vita la verità e il dolore. Una musica che esprime uno stato d'animo e un modo di prendere la vita. Una musica che impone di scegliere di cosa essere fatti. Una specie di bussola di comportamento, anche se, come dice una canzone, i veri rebetis sono tutti morti. È vero, sono morti, ma la domanda è ancora viva. Di cosa scegliamo di essere fatti?
Questo è il conto in sospeso, conto in rosso, che ricorre in questo tefteri, redatto da un autore che ha cercato di intralciare il meno possibile le voci di cui si è fatto biografo occulto. Ora che ci penso, anche bios è una parola greca. Significa vita. La vita individuale che attinge singolarmente al grande catino della vita indistinta generale e primigenia. La vita di ognuno.
Vinicio Capossela
Presentazioni
«Tefteri» ha conosciuto una serie di presentazioni in Italia e non solo. Infatti, il testo è stato pubblicato anche in traduzione spagnola e greca nei rispettivi paesi.
Di seguito le date degli incontri:
30 maggio / Milano / Piccolo Teatro
2 giugno / Bologna / Palazzo Re
5 luglio / Reggio Emilia / Centro Internazionale Loris Malaguzzi
10 luglio / Polignano a Mare (BA) / Reading con musiche di Evi Evan
25 luglio / Gagliano del Capo (LE) /
28 luglio / Argentiera (SS) / Festival dell'Argentiera
14 settembre / Pienza (SI) / L'Emporio Letterario
29 settembre / Roma / Festival delle Letterature di Viaggio
11 maggio 2014 / Salonicco (Grecia) /
19 marzo 2015 / Barcellona (Spagna) / CCCB
Indebito
Il 3 dicembre 2013 viene trasmesso nelle sale, solo in quella giornata, il film «Indebito», un film documentario scritto da Vinicio Capossela e Andrea Segre con la regia di Andrea Segre, prodotto da Jolefilm e La Cùpa in collaborazione con Rai Cinema.
La crisi di oggi prima che economica è identitaria. È separazione, disorientamento. Le culture europee sono state svendute all'omologazione del consumo e alla corsa alla ricchezza.
Ci hanno fatto credere che la liberazione dalla povertà materiale dovesse coincidere con la fuga da se stessi. Vivere oggi di nuovo la povertà senza se stessi è una vertigine insostenibile.
Il nostro documentario è un tempo dedicato ad ascoltare l'assenza di noi stessi. È la consapevolezza di vivere in-debito di aria, di senso, di prospettiva.
Per farlo abbiamo vagato come flâneur, come viandanti nel luogo simbolo della crisi, la Grecia indebitata: seguendo le parole, i pensieri e la musica dei rebetes, i cantanti del rebetiko, il blues ellenico.
Il rebetiko è musica nata dalla disperazione di un'antica crisi (la fuga da Smirne) ed è una delle musiche che hanno costruito l'identità moderna della Grecia, trasportando con sé il dolore dell'esilio e la ribellione alle violenze della storia. È una musica contro il potere, non autorizzata, indebita.
I rebetes sono portatori di questa identità, di cui oggi celebrano un funerale pieno di sconfitta, disperata ribellione e silenziosa speranza.
I loro concerti e le loro parole riempiono le taverne notturne di Atene e Salonicco, sfiorano le scritte sui muri, ascoltano il mare dei porti e incontrano il cammino di Vinicio Capossela, musicista e viandante che intreccia le sue note con i pensieri del suo diario di viaggio, il tefteri.
Così la Grecia diventa l'Europa, la sua crisi la nostra e il rebetiko il canto vivo di un'indebita e disperata speranza.
Note di regia
Abbiamo girato tutto con tre camere a mano, ma non sporche. Inquadrature instabili che cercano di essere stabili.
Concerti notturni, parole che diventano musica e musica che ascolta le parole. E le città di giorno. La poesia del cemento. I segni della rabbia sui muri, le vetrine della crisi. La decadenza della crisi.
Un film costruito nel solco del cinema-documentario, ma lasciando spazio a momenti di messa in scena teatrale che cercano dialogo anche con il repertorio e la memoria.
Andrea Segre
Trailer di «Indebito»
Note d'autore
Sono abituato a scrivere le cose che vedo, salvarle così alla memoria, in una maniera anche "visiva", che fornisca la visione, però che vada completata con la nostra immaginazione, che è in definitiva, il miglior scenografo del mondo. Da molto tempo ho a cuore questa musica, oltre che per la sua bellezza e la sua forza, per la carica eversiva interiore che accende. Mantiene vive le parti anti convenzionali di noi stessi, la fierezza, l'avversione al compromesso. Sbatte contro alla verità senza averne paura. Non è che dia coraggio, è che toglie la paura del dolore, ce lo fa amico, compagno, come Francesco diceva della sorella morte corporale.
Nel corso di quest'anno (2013) si è cominciato molto a parlare di Grecia, in termini di debito, di crisi, un'informazione e un’immagine molto parziale, usata spesso come spauracchio in questo periodo in cui l'unico lavoro serio sulla cosiddetta "crescita" è quello fatto sulla paura della gente. "State buoni che qui perdete tutti i soldi che avete messo da parte, i vostri e quelli dei vostri genitori", un messaggio non molto lontano da quello che in maniera al momento molto più pesante, si sentono ripetere i cittadini Greci.
La frase "non siamo mica la Grecia", dovrebbe essere sostituita dalla più Kennediana, "siamo tutti greci", perché in Grecia è in questo momento più scoperto ed evidente il meccanismo economico, sociale, politico in via di sperimentazione in tutti gli altri paesi. Per una volta questo paese sembra essere più avanti su una strada che è la stessa per molti.
Mi è venuto quindi il desiderio di informarmi un poco più da vicino, ho fatto qualche viaggio con il registratore e il taccuino, il mio "tefteri", il quadernetto sul quale il negoziante di alimentari si segna la spesa dei suoi clienti, i debiti che contano di saldare a fine mese. E su quello ho segnato diversi debiti e crediti che ho personalmente riguardo a questa musica e a questo paese. I debiti sono sempre gli insegnamenti umani, i crediti quello che si cerca di restituire. Per restituire il credito ho cercato, per quello che è nelle mie possibilità, di destare curiosità sull'informazione e di fare conoscere maggiormente questa musica, il rebetiko, dalla parola turca Rebet, ribelle.
Il debito economico forse parla dei conti delle banche centrali, ma la musica parla dei conti delle persone, e questa musica soprattutto. Mi sembra importante che siano le persone a parlare più che i loro rappresentanti. Ora perché queste persone non rimanessero soltanto voci nel mio quadernetto del "tefteri", abbiamo pensato di farne un film che le documentasse, che le facesse conoscere insieme a questa musica che li accompagna, come una colonna sonora lunga ormai una novantina d'anni.
Perciò ho chiesto ad Andrea Segre, che in queste cose ha già dato prova di grande maestria, di dare una forma a queste storie, di dare un volto alle persone e alla musica.
Ne sono uscite riflessioni sull'identità, nel momento della crisi del consumo, che hanno un carattere esemplare. Parlano in qualche modo di tutti. Ho cercato di infilarmi tra queste storie come nella vita, da viandante, cercando tra il frastuono contemporaneo qualche frequenza dell'antichità, qualche voce di mangas, qualche spettro, qualche indicazione, accompagnato dal minuscolo strumento che i rebetes nascondevano in prigione, il baglamas, usato come una specie di forcina da rabdomante, confidando sullo sguardo esperto di Luca Bigazzi, di Andrea, del lungo microfono del fonico e della piccola compagnia di ventura con la quale ci siamo avventurati per un paio di settimane tra le strade di Atene, di Salonicco, delle isole di Creta e di Ikaria.
Tutto questo per cercare di pareggiare la voce credito a quella debito nel libretto del "tefteri", che una volta aperto diventa di chi ci guarda dentro. A quel punto si diventa tutti responsabili, o come diceva De André, si è tutti coinvolti. Perché, per usare le parole di Mistakidis, uno dei nostri "intervistati", la vera scelta politica oggi non è suonare Rebetiko, ma ascoltarlo.
Vinicio Capossela