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Dopo il mare, viene il porto

Dopo il mare viene il porto. I porti sono per le musiche quello che è il polline per i fiori. Questo è un disco di musiche di porto che praticano esercizi, indiscipline individuali. Cavalli che provano a essere giraffe. È un disco suonato in greco, per debito nei confronti della Grecia, che ha donato al mondo oltre alla civiltà anche una delle più straordinarie musiche urbane del mondo: il rebetiko. Lo pubblichiamo nell'anno dell'olimpiade per fare esercizio di ribellione e di identità, per tenere in esercizio il mangas che è in noi. Per ricordarci che siamo originali: che abbiamo un'origine.

Che siamo uomini, non solo consumatori e non abbiamo paura di consumare la vita.

 

(Vinicio Capossela. Giugno 2012)

 

«Rebetiko Gymnastas» è stato pubblicato il 12 giugno 2012 in Italia e Grecia (La Cupa/Warner); contiene quattro brani inediti, una ghost-track e otto canzoni note reinterpretate in chiave rebetika.
Il disco è stato registrato negli storici studi Sierra in Atene su nastro analogico con l’accompagnamento di alcuni fra i migliori musicisti greci di rebetiko: Ntinos Chatziiordanou alla fisarmonica, Vassilis Massalas al baglamas, Socratis Ganiaris alle percussioni e soprattutto Manolis Pappos, sommo rebetes del bouzouki. L’album vede anche la partecipazione speciale della cantante Kaiti Ntali, di Mauro Pagani, Marc Ribot e Ricardo Pereira. Insieme a loro, due pilastri della formazione storica: Alessandro Asso Stefana alla chitarra elettrica e Glauco Zuppiroli al contrabbasso.

 

Il disegno di copertina è stato realizzato dal grande disegnatore francese David Prudhomme, autore di «Rebetiko. L’erba cattiva» (Coconino Press). Il booklet contiene i testi tradotti in greco ed esercizi ginnici per quanti volessero impratichirsi.

 

I quattro brani inediti di «Rebetiko Gymnastas» sono «Rebetiko Mou» (un esercizio di personale filosofia rebetika), «Abbandonato» (libera interpretazione in lingua di un brano di Atahualpa Yupanqui), «Misirlou» (il più noto successo internazionale del genere, divenuto famoso in versione per chitarra elettrica nella colonna sonora di «Pulp Fiction») e infine «Cancion de las simples cosas» (una versione italiana dello struggente brano già cantato da Mercedes Sosa e Chavela Vargas).

 

La ghost track è un inedito duetto italo-ellenico della canzone «Come Prima» di Tony Dallara.

 

Gli otto brani del repertorio di Capossela rivisitati in rebetiko sono: «Gymnastika» (di Vladimir Vitsosky), «Contrada Chiavicone» (da Il Ballo di S. Vito), «Con una rosa» (da Canzoni a manovella), «Non è l’amore che va via» (da Camera a Sud), «Contratto per Karelias» (da Canzoni a manovella), «Corre il Soldato» (da Canzoni a manovella), «Signora Luna» (da Canzoni a manovella), «Morna» (da Il Ballo di S. Vito) e «Scivola vai via» (da All’una e trentacinque circa).

Introduzione

Un viaggio in Grecia nel 1998 porta Vinicio Capossela a incontrare per la prima volta un genere musicale che affonda le sue radici nella storia europea degli anni Venti, in concomitanza con la fine della Prima guerra mondiale: il rebetiko. Da qui parte un'avventura artistica e musicale che ha avuto il suo felice epilogo nel 2007, con la registrazione di un disco ad Atene, in compagnia di alcuni fra i più grandi musicisti rebetici dell'era moderna. Per cinque anni, però, è rimasto in cantiere, dando modo a Capossela di volgere le sue attenzioni al capolavoro «Marinai, Profeti e Balene», un disco incentrato sul mare, che anticipa concettualmente quest’ultimo, riguardante il ritorno, la risacca, la riconquista della terraferma.

Nel 2012, dunque, dopo la fase di missaggio e masterizzazione, è ripreso in considerazione, e la sua pubblicazione va curiosamente a coincidere con la più grande crisi patita dal popolo greco da decenni, riportando in auge sentimenti che parevano dimenticati. Sono gli stessi che contraddistinsero i fervori rebetici di quasi un secolo fa, quando la Grecia strava vivendo un periodo ancora più difficile di quello odierno. Di fatto, il rebetiko, trova il suo humus ideale per prosperare in contesti economici e sociali latenti e precari, come quelli attuali; con la soglia dei disoccupati che ha passato il 20% e i bambini che hanno cominciato a soffrire di denutrizione. Non è un caso, quindi, che, fino a ieri, i locali dove proponevano questo tipo di musica, si contavano sulla punta delle dita, mentre oggi sono sempre più frequenti.

Rebetiko Gymnastas (che parafrasa un brano del poeta russo Vladimir Vysotsky) è il titolo dell'ultimo lavoro di Capossela e il riferimento alla ginnastica non è incidentale: le prime forme di questo sport risalgono, infatti, all'epopea della Magna Grecia, così come diviene di fondamentale importanza per un rebetis (simbolo del rebetiko) compiere una sorta di ginnastica mentale per poter affrontare a testa alta dolore e sofferenza, in nome delle piccole gioie quotidiane e non per ostentare con piglio narcisista fisici da capogiro; e la ginnastica è anche quella espressa da Capossela e dai suoi musicisti per poter offrire nuovi abiti alle quattordici canzoni contenute nel disco, quattro inediti, nove brani presenti nella vasta discografia del cantautore e una ghost track. Il rebetiko è, infine, il pretesto per poter parlare di altre musiche legate alle vicissitudini dell'esistenza (e ai retroscena storici dove il senso di umanità trova il suo più ampio respiro), che Capossela ama definire dell'Assenza (ma anche dell'appartenenza). L'artista italiano, durante la sua ventennale carriera, ne ha già affrontate diverse, fra cui la morna capoverdiana, il tango argentino, la musica balcanica. Ora, dunque, è arrivato il momento della Grecia e della sua più affascinante espressione musicale: il rebetiko. 

 

Inizio 2007

Inizio 2007. Una cantante greca incide due brani di Vinicio Capossela: Corre il soldato (dell'album Canzoni a manovella) e Non è l'amore che va via (del disco Camera a Sud). Si chiama Dimitra Galani. In uno - Non è l'amore che va via - chiede direttamente all'autore tricolore di partecipare alle registrazioni. Capossela ne è lieto, vola ad Atene e sigilla il suo primo contatto ufficiale con la realtà discografica greca. Terminate le incisioni, però, chiede a Dimitra di accompagnarlo dove si suona il rebetiko. Finisce così in un locale, presso il quartiere Victoria, dove si sta esibendo Kaiti Ntali. "L'ho trovata straordinaria", ricorda Capossela. "Un incrocio fra la maestosità di Chavela Vargas, il vibrato di Jimmy Scott e l'attitudine rock di Patti Pravo. La gente gettava garofani rossi ai suoi piedi, ma lei pareva altrove, con i suoi occhi chiusi e la sua eccezionale capacità di tenere il palco. Con lei c'era anche un meraviglioso suonatore di bouzouki, un monumento di pietra con due baffi da vero rebetis: Manolis Pappos". Capossela s'impone di conoscerlo e lo trova nel cuore di Monastiraki, uno dei quartieri più caratteristici della vecchia Atene. Nasce così l'idea di lavorare insieme. Ad aprile organizza un mini tour ad Atene. Presenta Ovunque proteggi (il primo suo primo disco ad arrivare in cima alle classifiche italiane e a vendere 80mila copie in dieci mesi), nonché brani ri-arrangiati in chiave rebetiko. Per una settimana è ospite fisso di una delle più prestigiose location ateniesi: l'Half Note. Con lui suonano i musicisti rebetici Manolis Pappos, al bouzouki, e Vassilis Massalas, al banglamas. E la prima sera lo affianca la Galani."C'è già molta Grecia nel nostro live, anche se del nuovo disco non c'è ancora traccia", spiega Capossela. Ciò è anche dovuto all’approccio agli spettacoli dal vivo, contemplanti la mitologia ellenica, e in particolare la figura del minotauro, l'essere mostruoso metà uomo e metà toro. Ma è solo l'inizio, perché di lì a poco - tre mesi circa - iniziano le registrazioni per il primo disco greco di Capossela: Rebetiko Gymnastas.

 

L'estate del 2007 è ricordata in Grecia come l'estate del fuoco, a causa dei numerosi incendi che infiammano il Peloponneso. È in quest'apocalittica cornice che il disco di Vinicio Capossela vede la luce. "Il disco nasce sull'idea dei vari pezzi arrangiati durante le esibizioni live all'Half Note", rivela Capossela. "Le mie canzoni hanno preso una forma assolutamente diversa, grazie agli interventi di Pappos e degli altri musicisti". È qui che comincia a essere fortemente accarezzato il termine gymnastica. Capossela rivela l'intenzione di voler far fare un po’ di ginnastica ai suoi brani, complicandoli, come sempre più complicata è spesso una sequenza di esercizi ginnici. È così che, per esempio, una canzone come Scivola vai via (del suo disco d'esordio, All'una e trentacinque circa), esercitandosi su un inusuale  tempo di 9/8, viene cantata aggiungendo di volta in volta una battuta in più e dunque dando l'impressione di un pezzo che - letteralmente - scivola e va via.  Il disco viene realizzato in un vecchio studio di Atene, il Sierra Studio, su nastro analogico. il mixer utilizzato si dice sia quello con cui i Pink Floyd hanno registrato uno dei loro più grandi capolavori, The Dark Side On The Moon.

 

Con la fine della terribile estate greca, costata ingenti danni alle casse dello Stato e il tracollo di numerose aziende agricole, le registrazioni sono concluse, ma l'album rimane in stand-by. L'album viene ripreso in mano alla fine del 2011, all'indomani dell'ultimo tour; un periodo che, paradossalmente, si rivela assai più congeniale del 2007 per un semplice motivo: il rebetiko, in Grecia, sta tornando di attualità. Ciò risiede nel fatto che il genere musicale è tipico dei contesti sociali più sofferti, più aspri, dove l'economia vacilla e la gente fatica a vivere in modo dignitoso; retroscena storici come quello che ha dato i natali al rebetiko, ma anche analoghi a quelli che stiamo vivendo oggi, dopo il patatrac delle banche a livello internazionale. 

 

"Il nuovo disco”, dice Capossela, “è il logico prosieguo di Marinai, profeti e balene. Qui c’erano il mare aperto, la deriva, gli orizzonti sconfinati, le ire di Zeus; in questo, invece, la risacca, il ritorno, il rientro a casa, l'abbandono delle coste natie (quelle di Smirne) per i porti del Pireo". Là c'erano il Billy Bud di Melville, e Lord Jim di Conrad; qui la disillusione di Abandonato, la vedovanza di Morna e le cose semplici de Las Simples Cosas. In pratica si chiude un cerchio ricamato con le musiche dell'assenza, a bordo di una nave inimmaginata che ha girato mezzo Mediterraneo (come Ulisse?), prima di approdare a un porto sicuro, dove abbandonarsi a tanghi, morne e… rebetiko. “Un lamento che si canta in coro, ma si balla da soli. Un coro per farsi coraggio di fronte alla tempesta della vita, di fronte al capriccio del fato, perché succeda quel che succeda, ci resta sempre la consolazione che tutto andrà com'è già stato scritto".

Brano a brano

Abbandonato:

La canzone che apre il disco prende spunto da una composizione di Ataualpa Yupanqui, cantautore, chitarrista e scrittore argentino. Capossela sceglie, dunque, di interpretare questo brano elaborando un testo personale non lontano, però, dal concetto espresso dalle liriche originali. Il testo è fin troppo esplicito… "C'è in questo pezzo la volontà di evidenziare lo stile anticonformista del rebetis", continua Capossela, "che, in pratica, si lascia passare la vita addosso, la vita fra i denti. È un'ottima canzone per il suono del bouzouki, vero principe dell'intero disco". Ospite di questa registrazione è Marc Ribot.

 

Rebetiko mou:

"Ebbro fino agli occhi, vuoto fino al cuore gonfio di regine e di dolore (…); fatevi più stretti attorno, questa sera non mi basta il mondo… nel cerchio del rebetiko da solo, come una parata, come in un addio, questo ballo è solo il mio". Bastano queste lampanti parole tratte dal testo di Rebetiko mou per comprendere in tutta la sua lucidità e straziante veridicità la filosofia del rebetiko. È una canzone che invita chiunque conservi un po’ di "assenza" dentro sé, a impiegare la pista e iniziare a muoversi seguendo i passi di una danza improvvisata. L'incisione di Capossela, greca fino al midollo, mostra l'impazzare del bouzouki di Pappos, che ammanta l'intero brano con la sua cadenza melliflua e orientaleggiante, che sussurra di epoche lontane e cocenti addii: “Baciami una volta e lasciami morire… è tempo di morire per te sola”.

 

Misirlou

"È il pezzo più randagio del disco, frutto del genio di un rebetis che non ha mai depositato il brano", dice Capossela. "Deriva da Smirne, storica culla dei padri del rebetiko, e parla di una ragazza egiziana (di religione islamica) di cui, presumibilmente, l'autore s'è innamorato".Nel disco di Vinicio Capossela è invece interpretata da Kaiti Ntali, "con quella sua voce particolarissima, quasi assimilabile a un timbro maschile". La canta in greco, conferendo grande fascino a un brano che non ha bisogno di particolari sforzi per stare in piedi. Anche qui fa, dunque, capolino la "gymnastika", che è quella sostenuta dallo stesso Capossela soffiando nel microfono a intervalli regolari per rinforzare la "voluttuosità" del brano, creando una sorta di percussione aerofona.

 

Utrennyaya Gymnastika

La canzone è cantata in russo da Vinicio Capossela, grazie al contributo di una traduttrice greco-russa, che ha consentito all'autore di intonare altresì la strofa finale in greco. Il titolo di Vladimir Vysotsky, Utrennyaya gymnastika, rimanda alla tradizione sovietica, incentrata sulla cultura del fisico possente, ma Vysotsky coglie il pretesto per satireggiare su questo aspetto sociale, ridendo di questa contemplazione esasperata del corpo. "In questo frangente l'esercizio ginnico è stato doppio", rivela Capossela. "Da una parte, infatti, ho dovuto imparare a cantare in russo e in greco, dall'altra l'intera canzone è stata sottoposta a un restyling compositivo, passando dal classico tempo binario a un 9/8, assai più difficile da sostenere". Il 9/8 - come il 12/8 e il 6/8 - è un tempo composto e si divide in tre battiti o movimenti i cui accenti sono: forte, piano, piano. Ogni movimento o battito vale 3/8. È tipico di alcune danze greche, ma anche di varie gighe irlandesi.

 

Contrada chiavicone

"È proponendo questo pezzo dal vivo che abbiamo cominciato a parlare di rebetica rokkarolla", dice in tono scherzoso Vinicio Capossela. "Incosciamente, dunque, il mondo del rebetiko cominciava a farsi strada nei nostri neuroni, imponendo alla nostra attenzione le musiche dell'assenza, e i meravigliosi mondi da esse celati. In particolare, con rebetika rokkarolla solevamo intendere pezzi particolarmente 'nervosi', come Contrada chiavicone", inclusa nel disco Il ballo di San Vito. Il brano si presta benissimo alla rivisitazione in chiave ellenica, offrendo un autentico "duello" di bouzouki, entrambi suonati con grande maestria da Manolis Pappos. Un'ultima curiosità: chiavica è la traslitterazione greca di yπόνομος, così come chiavicone deriva da o του υπονόμου. Entrambi i termini si riferiscono alla malavita del Pireo, in zone particolarmente calde come il quartiere Truba. "Vieni da Truba? Allora non puoi che essere un malavitoso", un tipico botta e risposta, presente nell'immaginario collettivo facente capo ad Atene.   

 

Con una rosa

"Abbiamo realizzato questo brano con un ritmo battezzato 'ellenico bajon", rivela Capossela, "conferendo alla canzone un andamento più serrato rispetto alla versione originale, più orientaleggiante". Il risultato è figlio anche dell'impiego azzeccato del violino elettrico suonato da Mauro Pagani. "Un approccio musicale che rimanda ai mondi pentagrammati di Oum Kalthoum", asserisce Capossela, una fra le più leggendarie cantanti egiziane. La grecità del pezzo è offerta anche dal titolo che invoca le rose, fiori notoriamente ascrivibili all’iconografia rebetika. "Ora si può dire che la canzone ha perso molto della sua elegante aria originale", dice Capossela, "e si può assimilare a un pezzo da night club egiziano".

 

Contratto per Karelias

Può, di fatto, essere considerata la prima canzone rebetika composta da Vinicio Capossela, presente nel disco Canzoni a manovella (del 2000): non a caso è realizzata subito dopo il rientro da Salonicco, nel 1998, con il primo tu per tu con gli epigoni Markos Vamvakaris e Manolis Chiotis. "Il testo, in particolare, è debitore esplicito del microcosmo esistenziale evocato dai rebetis", dice Capossela. "Nella canzone, infatti, ho cercato di mettere quel senso di disillusione vissuto da ogni autentico mangas, una sorta di accettazione dell'esistenza, senza, però, pietismi o ricorsi alla religione". Anche il tempo dà modo a Capossela e ai suoi musicisti di fare un po’ di ginnastica. È infatti il tipico tempo osservato da una delle più importanti danze greche, l'hasapiko (che significa 'macellaio'): da questa danza Mikis Theodorakis ha tratto ispirazione nel 1964 per comporre la musica del film Zorba il greco, da quel momento chiamata sirtaki (vedi Rebetiko).

 

Non è l’amore che va via

Il rumore che si sente all'inizio di questo brano è quello con cui Pappos si accende l'ennesima sigaretta. Per questo motivo l'autore ha pensato a lungo di poter aprire il disco con questa canzone. "Pappos è un fumatore accanito", dice Capossela. "Quando gli ho chiesto che ginnastica facesse, lui mi ha risposto serafico: 'tossisco'". Seppur allegoricamente, la ginnastica torna a dire la sua. In ogni caso il rebetis è anche questo: "Un uomo che sceglie di affondare con le sue stesse armi, senza chiedere a niente e a nessuno", rivela Capossela. La canzone incisa per la prima volta nell'album del cantautore italiano Camera a Sud, cambia volto passando da un tempo ternario a un tempo binario, e spostando la tonalità dal Do- al Sol-. "L'ho cantato molto più bassa", afferma Capossela, "per cercare di evocare con maggiore efficacia l’atmosfera di un porto, la risacca, la taverna". 

 

Corre il soldato

In questo brano, Pappos esprime il suo talento con il bouzouki elettrico. Sviluppa un'introduzione particolare che in gergo viene chiamata taksim. "È un brano che mi sembrava idoneo a questo lavoro, anche per ciò che riguarda le liriche", confida Capossela. "Parla, infatti, della guerra in Kosovo, una terra con espliciti rimandi alla cultura ellenica". Rispetto alla versione originale comparsa su Canzoni a manovella del 2000, il brano guarda più a est come pathos e intenzioni, trovando forse, in questo contesto, la sua migliore espressione.

 

Signora Luna

“Questa canzone è il mio canto notturno di un pastore errante per l’Asia”, dice Capossela, riferendosi al capolavoro leopardiano. Il testo deriva da un’antica canzone dell’Ecuador, ascoltata per la prima volta dal cantautore italiano al mitico Florida di Modena; e si riferisce a un dialogo con la Luna, come se fosse una figura umana. Dal punto di vista degli arrangiamenti, “mi piace definire questa canzone un esercizio di ellenico western", dice Capossela, "contemplando una sorta di trasposizione ideale dalla frontiera macedone a quella dell'antico West americano". 

 

Morna

Morna è la risacca, è il porto da cui si parte e a cui si arriva. Giungendo, dunque, al termine è ora di rientrare, di rincasare, di fare i conti con il destino. Il testo prende spunto da una composizione del poeta e giornalista greco (nato ad Alessandria d'Egitto) Kontantinos Kafavis, in particolare nel verso "quando è sprecata la vita una volta, è sprecata in ogni dove". La morna è un'altra musica dell'assenza. Fra gli altri rappresentanti di questo mondo musicale, c'è una moltitudine di poeti e pensatori che, esattamente come i rebetis, non sono mai saliti su un palco per cantare e mostrare al mondo il proprio talento; hanno sempre cantato di sbieco, vivendo come i mangas del Pireo la vita di petto, anche in questo caso dimentichi della possibilità di depositare brani e liriche che poi sarebbero diventate leggendarie. 

 

Las Simples Cosas

È un importante inedito, un bolero, "un ottimo esercizio per il bouzouki", specifica Capossela. "Oggi si tende a usare spesso discorsi contorti e complessi per dare un significato alle cose", spiega il cantautore, "benché le 'piccole' e importanti cose della vita possano essere espresse con un solo aggettivo, con una sola parola. È a questo tipo di comunicazione che si affida il rebetis, il mangas: per dire a qualcuno ti amo, o ti odio, ci mette un istante senza dover fare mille giri di parole". In questo brano non c'è solo il rebetiko, ma anche echi che rimandano alla morna capoverdiana, al fado portoghese e al tango argentino (tutte musiche dell'assenza). 

 

Scivola vai via

“Il brano perfetto per chiudere questo lavoro, questo viaggio”, dice Capossela. "Esprime lo strazio dell’onda della risacca, il tentativo di trattenere le cose e quindi di scivolare via… Questo struggimento viene perfettamente espresso dal tempo in 9/8 del zeibekiko". È un esercizio "ginnico" in piano stile, considerato che si va a contemplare il tempo principe del rebetiko: "Un tempo tutt'altro che facile da seguire", assicura l'autore italiano, "dove è come venire aggrediti dai demoni, gli stessi che circondano l'aura del rebetis che abbandona la sua postazione a sedere per ballare, in totale solitudine". 

 

Come Prima (ghost track)

"Un capriccio di Kaiti Ndali". Così Capossela definisce la ghost track di Rebetiko Gymnastas. Di fatto la cantante greca, letteralmente innamorata di questo brano, chiede al cantautore italiano di poterla interpretare e includere nel disco in fase di preparazione. Questo è il piacevole risultato, con uno sfizio nel finale: la sostituzione del celebrato "ti amerò" con l'altrettanto blasonato "sagapò", "ti amo", in greco. 

 

 

 

Glossario rebetiko

Banglamas: strumento musicale tipico della tradizione greca: è una specie di bouzouki in miniatura, lungo circa 60 centimetri.

Bouzouki: strumento greco, tricorde, obbediente all'accordatura Re-La-Re.

Chassapiko: danza tipica greca, detta anche butcher's dance: si balla seguendo battute in 2/4 o 4/4.

Cymbalon: strumento cordofono di origine ungherese, talvolta utilizzato anche nel rebetiko.

Dimotika: è la musica folk greca per antonomasia, derivante da antiche tradizioni rurali.

Ghialadika: canzoni proto-rebetiko che, fondendosi con le mormourika, danno vita al rebetiko.

Hasiklides: consumatori di hashish.

Laika: genere musicale greco che prende forma da un'evoluzione del rebetiko.

Makam: musica classica di origine turca che in qualche modo ha interferito con l'evoluzione del rebetiko.

Mangas: chi canta il rebetiko viene chiamato con questo nome: è una specie di guappo, con i baffoni e la fusciacca, nella quale spesso nasconde un'arma.

Mormourika: rappresenta le prime forme di rebetiko. Il termine deriva dal greco e significa "mormorio". Le prime mormourika risalgono ai primi decenni dell'Ottocento.

Ouzeri: piccola taverna greca.

Ouzo: chiamato anche "farmako", è un aperitivo a base di anice, simbolo della cultura ellenica.  

Rebetiko: genere musicale nato in Grecia sul finire dell'Ottocento; esplode negli anni Venti con la fine della guerra mondiale e il trattato di Sèvres. Alcuni etnomusicologi lo assimilano al tango argentino e al fado portoghese.

Rebetis: è la figura più rappresentativa del rebetiko, inteso non solo come corrente musicale, ma anche come filosofia di vita.

Rempet: parola di origine turca che significa "indisciplinato".

Saz: tipologia di liuto utilizzata prevalentemente in Turchia, e in qualche modo imparentata con i banglamas greci.

Sirtaki: ballo reso famoso in tutto il mondo dalla colonna sonora di «Zorba il Greco». In realtà non è altro che una versione velocizzata della danza chiamata chassapico.

Skafos: cassa armonica del bouzouki, normalmente realizzata in noce o palissandro.

Skiladica: locali malfamati della Grecia dei primi del Novecento, dove si canta il rebetiko.

Tekedes: ritrovi musicali dove si esibiscono i mangas, si beve e si fuma hashish.  

Tsifteteli: danza greca ballata da sole donne.

Tsipouro: distillato greco di 45 gradi, consumato soprattutto in Epiro e Macedonia.

Zeibekiko: danza popolare greca, detta anche la "danza delle danze". Si balla singolarmente seguendo un ritmo in 9/8.

 

Per avere ulteriori stralci di riflessioni condotte da Vinicio Capossela sul tema del rebetiko, si consiglia di approfondire con queste interviste consultabili gratuitamente su Internet Archive e anche scaricabili.